Dare alle politiche attive del lavoro una cornice legislativa omogena, delineando con chiarezza il ruolo dei Fondi interprofessionali. Questa l’esigenza primaria emersa stamane durante l’incontro organizzato a Roma da Fon.Coop, il Fondo paritetico interprofessionale del movimento cooperativo costituito da Confcooperative, Legacoop e Agci, insieme ai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil.
«È un momento delicato per i Fondi interprofessionali, che sono chiamati a interrogarsi sulla propria identità oltre che sugli effetti del decreto 150/2015 – ha dichiarato il presidente di Fon.Coop, Andrea Fora – . Il provvedimento ha il pregio di ridare centralità alle politiche attive, e se diventare enti di ordinamento pubblico vorrà dire avere più trasparenza e garanzie ben venga, noi siamo pronti. Servono tuttavia norme trasversali, che tengano conto dei nostri valori costitutivi: la sussidiarietà e la diversità del servizio alle imprese».
A Fon.Coop aderiscono 13.475 imprese e circa 646.500 lavoratori e soci lavoratori, con una raccolta annua di risorse per 29 milioni di euro. In 12 anni il Fondo ha assegnato oltre 180 milioni di euro per le attività formative con 32 Avvisi e 10 annualità di Conto formativo di cui hanno beneficiato complessivamente 17.300 imprese per 490mila partecipanti, di cui la metà donne.
Nello specifico il decreto legislativo 150/2015, introdotto nell’ambito del Jobs Act, ha istituito la Rete nazionale dei servizi per il lavoro, composta da soggetti pubblici e privati tra cui i Fondi Interprofessionali, cui è affidata l’attuazione delle politiche attive del lavoro.
«Vanno salvaguardate le storie e le esperienze per costruire un nuovo sistema di politiche attive – ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti –. Non si possono affrontare il tema della povertà o le problematiche sociali senza intervenire sull’occupabilità e sul lavoro. Serve la collaborazione di tutti per creare un sistema nuovo e più efficace, trasparente, che metta in primo piano il sostegno al lavoro e non al reddito».
«Esiste un problema di riordino delle regole e dei soggetti che operano nella formazione continua. La formazione è un elemento fondamentale perché accresce l’occupabilità in un mercato del lavoro flessibile e discontinuo, contribuendo a diminuire i tempi di disoccupazione – ha spiegato il presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte –. Occorre quindi ridefinirne le attività, ampliandola anche a chi non ha lavoro oltre che ai dipendenti. Ci sono sperimentazioni già in atto da cui poter trarre buone pratiche da mettere a sistema».
«Le politiche attive del lavoro devono riacquisire una centralità ed essere inserite in un quadro complessivo e omogeneo. In questi anni invece ci sono state forti differenze tra una Regione e l’altra, sono state spese risorse a volte senza un progetto e quindi senza risultati. Anche per questo sono necessarie norme chiare e certe, facilmente applicabili, che facilitino l’azione dei Fondi interprofessionali» ha evidenziato il presidente dell’Alleanza delle Cooperative, Rosario Altieri.
Un’esigenza di chiarezza e di stabilità, soprattutto, evidenziata anche dai rappresentati dei maggiori Fondi tra cui il vicepresidente di Fondimpresa, Paolo Carcassi, il presidente di Fondo For.Te, Gianfranco Bianchi, il vicepresidente del Fondo Banche Assicurazioni, e dal rappresentante unitario di Cgil, Cisl, Uil, Corrado Barachetti, che ha evidenziato anche l’importanza di non ridurre le risorse in dotazione ai Fondi. All’incontro hanno partecipato inoltre l’assessore all’Istruzione e formazione Regione Toscana e rappresentante del Coordinamento delle Regioni, Cristina Grieco, e Carlo Dell’Arringa, componente della commissione Bilancio e tesoro della Camera dei deputati.