Dalla Legge 154/2016 (collegato agricolo), ai vari ultimi decreti sui piccoli pelagici in Adriatico, pesce spada, misure tecniche, adeguamento della potenza motrice delle imbarcazioni, per finire con gli apparati di controllo, diverse sono le tegole cadute sulla testa dei pescatori negli ultimi mesi; lo testimonia il crescente disagio che si registra nelle marinerie che può trasformarsi in tensione e protesta.
“Sono tegole che presentano pesi e spigoli che sarebbe stato possibile alleggerire e smussare con un maggiore confronto; questo è ciò che torniamo oggi a sollecitare con forza, certi di trovare nel Governo un interlocutore attento e sensibile. Occorre esplorare ogni possibilità di revisione e correzione dei vari provvedimenti che nell’insieme stanno deteriorando il clima della pesca italiana, intorpidendolo e complicando il cambiamento”. E’ quanto affermano Giampaolo Buonfiglio, Paolo Tiozzo, Angelo Petruzzella, per l’Alleanza delle cooperative italiane settore pesca.
Per l’Alleanza va rapidamente recuperato un metodo di lavoro improntato al confronto ed alla consultazione; metodo che ha nel tempo consentito di costruire soluzioni ed opportunità per la categoria, evitando penalizzazioni o “errori di tiro” che la iper-regolazione del settore sta portando alla esasperazione. Per non parlare poi dei nuovi problemi sorti sulla cassa integrazione 2015 e 2016: non solo la cronica mancanza di risorse ed un orizzonte oltre il 2016 privo di ammortizzatori, ma anche l’esclusione per chi detiene anche soltanto “un remo od uno scanno” della barca, per via di una frettolosa quanto errata interpretazione da parte del Welfare e dell’INPS della figura del cosiddetto “armatore imbarcato”. Ma soprattutto occorre oggi evitare di favorire inutili quanto inopportune strumentalizzazioni delle difficoltà delle nostre imprese. Gli operatori non possono vivere nel terrore quotidiano di commettere infrazioni, talvolta anche banali ed involontarie, ma che possono generare sanzioni salatissime, punti sulla licenza di pesca, sequestri di prodotto e di strumenti.
“In pochi mesi – prosegue l’Alleanza- abbiamo visto crescere in modo abnorme le sanzioni (fino a 75.000 euro ed in alcuni casi addirittura 150 mila euro) “in cambio” della depenalizzazione dei reati, limitare la presenza degli attrezzi di cattura a bordo, imporre nuovi adempimenti per l’entrata e l’uscita dai porti, irrigidire in maniera eccessiva la possibilità di cambiare il motore vecchio e non funzionante con uno magari leggermente più grande, contingentare la pesca del pesce spada, escludendo per eccesso di rigore imprese da sempre dedite a quel mestiere, introdurre una quota anche per il pesce azzurro in Adriatico con fortissime limitazioni per le nostre imprese (e la Croazia, per limitarsi ai Paesi Ue?), anche oltre la disciplina internazionale varata dalla CGPM”. L’Alleanza delle cooperative italiane rilancia ancora una volta e fa propria la sfida della lotta alla pesca illegale e intende impegnarsi fino in fondo per modernizzare la pesca italiana; per farlo però occorre recuperare spazi di maggior confronto “istituzionale”, favorendo la partecipazione delle cooperative e delle imprese al dialogo con il governo e l’amministrazione. Occorre un primo chiaro segnale in tal senso con la creazione della Commissione consultiva centrale, il “parlamentino della pesca”.
Diversamente la pesca non sarà protagonista del proprio cambiamento ma finirà per subirlo rifiutandolo sempre di più. Il tempo c’è ancora ma non va sprecato un minuto di più”.