«Cambia la domanda e con essa la mappa del bisogno. Basti pensare, per esempio, che gli ultra 65enni sono oltre 13,5 milioni. Di questi 1 anziano su 6, vale a dire 2,7 milioni, non è autosufficiente. Solo 760.000 godono di un livello di copertura adeguato, ma sono almeno 600.000 quelli che non ricevono un’assistenza sociosanitaria idonea. Tutti gli altri si riversano sulle strutture (per acuti) del SSN o alle cure “informali”».
Lo dice Maurizio Gardini, presidente dell’Alleanza Cooperative Italiane commentando i dati Censis presentati al Welfare Day in corso di presentazione a Roma.
«Il welfare pubblico – previdenza, assistenza sanitaria e sociale – è sempre più schiacciato dall’equilibrio dei conti pubblici e sarà sempre meno capace di rispondere a una domanda in rapida evoluzione. Si sono indeboliti i fattori di solidarietà, tra questi la famiglia, mentre crescono le aree di marginalizzazione e di esclusione a ritmi sostenuti con 12,2 milioni di italiani che rinuncia a curarsi per ristrettezze economiche».
«Il sistema, a parità di costi, necessita di una riorganizzazione sul versante della spesa in termini di allocazione delle risorse ed efficienza. Tra il pubblico che arranca e il privato for profit dove può curarsi solo chi ha la possibilità economica per farlo, c’è una terza via al welfare: quella cooperativa, sussidiaria e non alternativa al pubblico, ma complementare per dare a tutti il diritto di curarsi. Non è solo un progetto, ma già una realtà perché le cooperative portano servizi di welfare a 7.000.000 di famiglie su tutto il territorio nazionale. Abbiamo però oltre 4,5 milioni di persone che vivono in condizioni di assoluta povertà. Il ceto medio esce molto indebolito dalla crisi. Il vecchio modello monopolista pubblico non regge, il duopolio con la sanità privata solo per ricchi è un’inaccettabile ingiustizia sociale».