Alleanza Cooperative: bene Rdc per creare nuove cooperative, ma monitorare sostenibilità Quota 100

«Esprimiamo una valutazione positiva sulla possibilità di utilizzare un beneficio addizionale di sei mensilità del Rdc, entro i primi 12 mesi di fruizione del beneficio, per chi vuole avviare un’impresa cooperativa. Adesso auspichiamo una rapida emanazione del decreto che dovrà stabilire le modalità di richiesta del beneficio, che a nostro parere dovrebbe essere accompagnata da un progetto di impresa credibile in modo da non sprecare risorse. Un obiettivo che può essere garantito dagli investitori istituzionali specializzati nella promozione di società cooperative, come CFI e i fondi mutualistici delle associazioni cooperative».

A sostenerlo sono stati i rappresentanti dell’Alleanza delle Cooperative nel corso dell’audizione sulla conversione del D.L. 4/2019, in materia di reddito di cittadinanza e pensioni, svoltasi questa mattina presso la Commissione Lavoro del Senato.

Più in generale, i rappresentanti dell’Alleanza hanno sottolineato che per contribuire ad un positivo funzionamento del reddito di cittadinanza, che integra i provvedimenti già avviati di specifico contrasto alla povertà con politiche attive per il reinserimento delle persone nel mercato del lavoro, ed evitarne un’involuzione in senso assistenziale, «occorre affrontarne i nodi più critici, come la riorganizzazione e il potenziamento dei Centri per l’impiego, la precisa definizione del ruolo delle Agenzie per il lavoro e dei Comuni (questi ultimi, in particolare, per l’attuazione della parte della misura più specificamente rivolta all’inclusione)». Inoltre, poiché l’erogazione del sostegno è condizionata alla accettazione di offerte di lavoro da parte di chi ne beneficia, occorre «prevedere un coinvolgimento attivo delle parti sociali che possa favorire la più ampia socializzazione delle offerte di lavoro, in modo da non rendere vano l’investimento che si sta compiendo sia per il Rdc, sia per implementare le infrastrutture pubbliche necessarie».

Non va però trascurato che il giusto rafforzamento degli interventi per l’occupazione deve essere complementare a misure concernenti i differenti aspetti della povertà o dell’esclusione. «Riteniamo quindi -hanno sottolineato i rappresentanti dell’Alleanza- che il Patto per l’inclusione sociale e per la presa in carico della persona in stato di povertà, che presenti difficoltà di indigenza ed emarginazione, richieda un percorso prioritario rispetto al percorso individuato dal Patto per il Lavoro e, in tal caso, non potrà che essere incardinato sui Servizi Sociali dell’ente locale, che potranno svolgere un accompagnamento più incisivo e inclusivo, attraverso i Servizi Pubblici presenti, quasi ovunque in partnership con quelli delle realtà locali del Terzo Settore».

Per l’attuazione della misura è comunque centrale il ruolo dei Centri per l’impiego. «Le risorse previste per intervenire sui Centri per l’impiego – hanno sottolineato i rappresentanti dell’Alleanza – rappresentano un’occasione per investire nello sviluppo e nelle modernizzazione di un settore carente della Pa, a patto che si sia consapevoli che i tempi di intervento non saranno brevi e che la complessità dell’operazione non  è risolvibile con l’acquisto da parte dello stato di piattaforme digitali poiché corrisponde, più propriamente, ad un processo di riforma capillare nelle pieghe della pubblica amministrazione italiana». Necessario anche fare attenzione al ruolo delle Agenzie per il lavoro, che «non possono sostituirsi nell’esercizio di funzioni non delegabili da parte dello Stato».

Sul fronte delle pensioni, confermando il giudizio positivo rispetto alla scelta di favorire un’uscita pensionistica ulteriormente anticipata attraverso il meccanismo delle quote, i rappresentanti dell’Alleanza hanno ribadito «l’opportunità che l’accesso del lavoratore a questa opzione possa essere incentivata economicamente dalle imprese, perché l’attivazione di un circolo virtuoso per un effettivo ricambio generazionale è possibile solo se ciascuno – Stato, impresa e lavoratore – offre un proprio contributo”. A questo proposito, a giudizio dell’Alleanza, il rischio che il divieto di cumulo tra anticipo pensionistico e lavoro possa scoraggiare l’adesione dei lavoratori alla misura o di incentivare il lavoro sommerso, potrebbe essere, almeno in parte, limitato attraverso l’esplicita previsione di un supporto economico dell’impresa agevolato fiscalmente, per favorire l’accesso del lavoratore alla misura previdenziale.

Infine, rispetto ai temi della pace contributiva e del riscatto agevolato della laurea, la proposta è quella di valutare l’opportunità di rendere maggiormente praticabili queste opzioni eliminando la data del 1996 per la pace contributive, nonché la data del 1996 e dell’età sul riscatto della laurea. In questo caso il blocco dell’età potrebbe essere sostituito con la presenza del regime previdenziale contributivo pieno, consentendo cioè il riscatto a tutti coloro che si trovano nel regime contributivo pieno, prescindendo dall’età anagrafica.

 

(Foto Ansa)


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