Il decreto sblocca cantieri è un segno tangibile della volontà di mettere il settore delle costruzioni al centro dell’agenda politica ed economica del Paese, anche se, in fondo al percorso si è trasformato in un correttivo all’attuale Codice degli appalti e non sembra ancora sufficiente a rimuovere le cause che impediscono alle risorse stanziate e agli investimenti previsti di trasformarsi rapidamente in cantieri e opere utili al Paese.
Ad affermarlo, nel corso dell’audizione svoltasi presso la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, sono stati i rappresentanti dell’Alleanza delle Cooperative che hanno sottolineato come una normativa sui lavori pubblici che garantisca trasparenza, efficienza e possibilità di selezionare le imprese più affidabili e rilanci davvero il settore, richieda alcune ulteriori condizioni essenziali di contesto.
Anzitutto le risorse che, pur limitate, debbono essere certe e ben definite, grazie ad una programmazione pluriennale stabile nel tempo e al rispetto degli impegni assunti; e poi il superamento della sindrome del “blocco della firma” che attanaglia la pubblica amministrazione.
Riferendosi, invece, alle principali modifiche apportate in Senato al Codice dei contratti pubblici, i rappresentanti dell’Alleanza delle Cooperative hanno espresso apprezzamento per il ripristino della norma che dispone il 30% del limite di prezzo per le offerte economicamente più vantaggiose, così come per l’aumento della soglia del subappalto ad un massimo del 40% dell’importo complessivo del contratto, per la sospensione dell’obbligo di indicare la terna dei subappaltatori in sede di offerta e per l’eliminazione della scelta preferenziale per il criterio del minor prezzo nell’affidamento dei contratti sotto soglia.
Forte è invece la preoccupazione per gli effetti della sospensione dell’obbligo, per i Comuni non capoluogo di provincia, di rivolgersi alla stazione appaltante qualificata, in quanto si rischia di dequalificare in maniera determinante la domanda pubblica affidandola a realtà spesso prive di competenze adeguate. Rischio che può essere determinato anche dalla sospensione dell’obbligo di scegliere i commissari tra gli esperti iscritti all’albo istituito presso l’ANAC.
In conclusione, i rappresentanti dell’Alleanza delle Cooperative hanno espresso l’auspicio che la legge di conversione del decreto recepisca almeno due modifiche di particolare rilevanza per le imprese e per il movimento cooperativo.
La prima riguarda la proporzionalità delle sanzioni previste dal Codice dei Contratti Pubblici in caso di violazioni relative all’affidabilità dell’operatore economico. La scelta draconiana del decreto di escludere le imprese dalle gare per tre anni, senza valutazione della gravità dei comportamenti, produrrà danni irreparabili e contenzioso crescente. Il legislatore dovrebbe porvi rimedio, recuperando quanto le Commissioni del Senato avevano già approvato.
La seconda riguarda la possibilità, per le PMI, di competere alla pari con le altre imprese, attraverso l’utilizzo dello strumento consortile, che altrimenti rischia di essere svuotato di ruolo.