I beni culturali da soli non sono sufficienti a determinare ricchezza e sviluppo di città e territori. Affinché cultura, patrimonio e attività culturali dispieghino il loro potenziale di sviluppo sostenibile dei territori e delle loro comunità è indispensabile che si consolidi un’armatura territoriale adeguata al progresso dell’imprenditorialità culturale e creativa che, attraverso una forte “cultura di gestione”, possa favorire una reale innovazione nel processo di valorizzazione dei beni e delle attività culturali.
Sulla scorta di queste considerazioni, Federculture, Agis, Alleanza delle Cooperative Italiane Turismo e Beni culturali, Forum Nazionale del Terzo Settore hanno promosso la seconda Conferenza Nazionale dell’Impresa Culturale – che si è svolta oggi a Roma a Palazzo Merulana – per dare un contributo a questa visione di sviluppo a base culturale centrata sulla gestione sostenibile delle risorse.
Una visione sostanziata dai risultati di un’indagine fatta realizzare per l’occasione dal partenariato dei promotori che, attraverso l’analisi di microdati – riferiti a più indicatori riconducibili ad alcuni parametri di struttura e funzionamento, alla dimensione dei flussi turistici, alla propensione al consumo culturale – ha prodotto una mappatura territoriale dell’Italia dalla quale emergono diversi elementi di riflessione, a partire proprio dal fatto che non esiste correlazione diretta tra presenza di patrimonio, attrattività e sviluppo territoriale.
In presenza di risorse culturali capillarmente diffuse nei territori, l’indagine ha evidenziato come lungo lo stivale le dinamiche di sviluppo siano molto diverse in funzione proprio delle azioni di gestione e valorizzazione messe in campo. Al di là dei grandi attrattori “maturi” (7 province, vale a dire il 9% del territorio italiano) di consolidata fama internazionale, esiste un’Italia “minore” che si muove su linee molto diverse: da una parte territori dinamici che, seppure lontani dai grandi flussi turistici ma con un patrimonio culturale in grado di assorbirne gran parte, stanno accelerando, puntando sullo sviluppo basato sulla cultura, moltiplicando le azioni di valorizzazione, la capacità gestionale e di accesso a sovvenzioni e sponsorizzazioni (18 province tra cui Matera, Caserta, Bari… che rappresentano il 15% del territorio nazionale). Dall’altra parte molti patrimoni da valorizzare, per buona parte localizzati nel Mezzogiorno, che nonostante la consistenza del patrimonio culturale sono ancora “dormienti” nella gestione e valorizzazione culturale, non riuscendo a sviluppare le potenzialità pure presenti (36 province tra cui Ascoli Piceno, Frosinone, Benevento, Avellino, Taranto, Lecce, Barletta-Andria-Trani, Monza… pari al 33% del territorio).
In linea con questa chiave di lettura, il primo obiettivo della Conferenza è sottolineare la necessità di accelerare il processo di superamento della logica delle azioni di tutela e valorizzazione incentrate sui singoli beni per dotare, invece, il Paese di infrastrutture gestionali dei patrimoni culturali su cui possano poggiare le reti territoriali delle imprese, delle comunità, delle competenze e dell’innovazione. Serve approfondire e sostenere il ruolo delle imprese culturali in quanto “infrastruttura” fondamentale per creare benessere in maniera diretta, incidendo sull’innovazione sociale e generando occupazione di qualità, in specie giovanile.
Occorre allora anzitutto prevedere un’eccezione culturale che, a diversi livelli, agevoli lo sviluppo delle gestioni culturali: nella relazione con la pubblica amministrazione; nell’accesso al credito e a donazioni e sponsorizzazioni; nella fiscalità (Iva, Imu e tributi locali); nella semplificazione amministrativa; nelle politiche del lavoro.
Per questo le imprese culturali riunite a Roma chiamano tutti i principali attori istituzionali, sociali ed economici – MiBAC, Conferenza delle Regioni; Anci/Upi; Unioncamere; Cei; Sistema delle Imprese – ad un confronto permanente sulle politiche di gestione per lo sviluppo dei territori.
«Stiamo vivendo una fase positiva per la cultura. Finalmente si comprende la trasversalità del settore nelle politiche pubbliche e l’importanza delle imprese culturali come attivatori di sviluppo sostenibile e di coesione sociale – commenta Irene Bongiovanni, Presidente di Alleanza Cooperative Italiane Turismo e Beni Culturali –. Le cooperative culturali sono da tempo protagoniste della messa a valore del patrimonio culturale diffuso con servizi di qualità e occupazione stabile in grandi città e nelle aree interne. Oggi è possibile un ulteriore passo in avanti verso un rapporto pubblico-privato basato sulla co-progettazione per modelli sostenibili a beneficio delle comunità».
«Le istituzioni culturali sempre di più, negli anni della crisi, sono state gestite come imprese culturali. – sottolinea Andrea Cancellato, Presidente di Federculture –. Il Parlamento ha riconosciuto una specificità delle imprese culturali e creative che deve ora trovare attuazione. Per questo obiettivo abbiamo voluto questa Conferenza e per questo obiettivo siamo a disposizione di Governo e Regioni affinché la specificità delle imprese culturali sia una grande opportunità per il Paese, in termini economici, occupazionali, sociali e culturali».
«Le imprese culturali intese in tutte le loro declinazioni, come quelle dello spettacolo, debbono essere infatti sempre al centro del confronto tra operatori ed istituzioni, per la loro indiscutibile funzione sociale e per l’impulso economico per il Paese – dichiara Carlo Fontana, presidente di Agis, Associazione italiana generale dello spettacolo –. Per questo insieme a Federculture, Alleanza delle Cooperative Italiane Turismo e Beni culturali e Forum Nazionale del Terzo Settore abbiamo deciso di promuovere la seconda Conferenza Nazionale dell’Impresa Culturale».
Maurizio Mumolo, direttore del Forum Nazionale del Terzo Settore afferma: «È grazie alla cultura che si definisce e costruisce l’identità di una comunità, che si raccontano le trasformazioni sociali, economiche e ambientali. È con la cultura che si costruisce il futuro. Il Terzo settore, con i suoi numerosi soggetti attivi in ambito culturale, svolge un ruolo rilevante per definire nuovi modelli di sviluppo capaci di contrastare le diseguaglianze territoriali e di generare sviluppo e occupazione, soprattutto nelle aree e per le persone più fragili del nostro Paese».