“Un no deciso all’introduzione di un sistema di catture per la pesca al pesce spada, che rischia di mettere a repentaglio migliaia di posti di lavoro, molti dei quali nel settore della pesca artigianale, senza peraltro garantire una migliore tutela di questa risorsa ittica. Il nostro paese è il primo per flotta e produzione di tutto il bacino, circa il 50% di catture, con poco meno di 5000 tonnellate pescate ogni anno. Non possiamo perdere questo tassello importante dell’economia ittica. Dobbiamo evitare che si ripeta quanto avvenuto dieci anni fa, dopo l’introduzione di quote per il tonno rosso. Una scelta che ha generato la fuoriuscita dal mercato di moltissime imprese. Ma questa volta l’effetto domino rischia di avere dimensione più devastanti, visto che la flotta per la pesca allo spada è dieci volte superiore a quella del tonno prima dell’introduzione dei quantitativi massimi di cattura”.
E’ quanto ha chiesto l’Alleanza delle Cooperative settore pesca nel corso della riunione del Medac, che si è svolta ad Ajaccio in Corsica, alla presenza della Commissione europea, dei rappresentati degli Stati membri e della Commissione europea per la tutela del tonno rosso e de grandi pelagici (Iccat). Una riunione preparatoria all’assemblea Iccat, in programma a novembre in Portogallo, chiamata a decidere sulle misure di tutela per il pesce spada.
“Siamo consapevoli che occorre adottare ulteriori misure per proteggere uno stock altamente sfruttato ma ricordiamo anche che l’Italia sta facendo moltissimo per salvaguardare la specie. La lotta alla pesca illegale è dovere non solo dello stato ma di tutta la categoria. Riteniamo, però, che prima di arrivare a parlare di quote ci siano molte altre leve da azionare: chiusure spazio-temporali; ridefinizione degli attrezzi da pesca (lunghezza e numero degli ami); sistemi di tracciabilità e di identificazione per evitare che si consumi prodotto di provenienza illecita; regolamentazione della pesca non professionale.