Editoria: 100 testate cooperative e non-profit a rischio chiusura se non si rifinanzia il Fondo per i contributi diretti

Roma, 30 ottobre 2013 – Un centinaio di testate nazionali e locali gestite da Cooperative e dal non profit corrono il rischio della chiusura se il Fondo per l’Editoria (il Fondo che in questi anni ha subito tagli come nessun altro, passando da 245 milioni del 2006 a 50 milioni del 2014) non sarà rifinanziato.

Nel corso dell’Assemblea che si è svolta oggi a Roma -promossa da Alleanza Cooperative Italiane della Comunicazione, dalla federazione Liberi Editori, dalla Federazione Italiana dei Settimanali Cattolici, dall’USPI, da FNSI , da SLC-CGIL e da Articolo21- questo fabbisogno è stato quantificato in 50 milioni ulteriori rispetto ai 50, assolutamente necessari e quindi da difendere convintamente, già contabilizzati nella Legge di Stabilità e destinati agli ammortizzatori sociali, ai processi innovativi e al ricambio generazionale, cruciale se si vuole dare contenuto alla rivoluzione che deriva dai processi di digitalizzazione del settore.

Con il rifinanziamento del Fondo per i contributi diretti si salvaguarda non solo l’occupazione di tremila tra addetti diretti e indiretti, ma soprattutto un’idea di editore puro non controllato e non controllabile dal capitale e dalla finanza, che ha nella qualità e indipendenza dell’informazione e nella capacità di radicamento con le comunità i suoi punti distintivi.

Si salva un modo di fare informazione, diverso, molto più moderno di quanto non si creda, perché in questa direzione si sta andando in molti paesi, con una attenzione crescente a queste forme di impresa quanto più si acquisirà l’idea dell’informazione come bene comune e quanto più evidenti si faranno gli intenti non del tutto coerenti con questa interpretazione, di vecchi e nuovi investimenti nell’editoria.

Contribuire al sostegno dell’editoria non è una spesa inutile, come pure mostrano di credere alcune forze politiche, non solo perché è una sensibilità comune a molti paesi democratici, ma perché si concorre a salvaguardare e, se possibile, a favorire la molteplicità degli editori e la molteplicità degli interessi che li muovono.

Il pluralismo tutelato dalla costituzione non è, infatti, nel numero di testate, quanto nella molteplicità di punti di vista attraverso i quali si interpreta la realtà. Un’editoria sana non è fatta di soli primi giornali, sia nazionali che locali, ma da un tessuto dialettico di proposta che è interesse di tutta l’editoria promuovere e tutelare e, del paese, preservare.

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Giovanni Legnini, nel suo intervento all’Assemblea ha affermato che ”il fondo per i contributi diretti all’editoria che arriverà sarà uguale a quello dell’anno scorso, intorno agli 80 milioni di euro. E anche per gli anni futuri, in cui per ora è assestato a 50, vorremmo riportarlo a 80, così le vostre aziende potranno riprogrammare vostre attività”. ”Io farò la mia parte” -ha spiegato- “ma è un percorso che bisognerà seguire, dovrete fare anche voi un lavoro persuasivo sul parlamento. I soldi li daremo ai lavoratori, non saranno per i bilanci”. Anche Giorgio Lainati (Pdl) sostiene la proposta di Legnini: ”Mi rendo perfettamente conto che gli interventi possano sembrare insufficienti, ma gli sforzi per allargare un po’ i cordoni della borsa oggi sono al massimo immaginabile”

 


Alleanza Cooperative Italiane

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