Una Nota rivolta alle forze politiche che partecipano alle Elezioni del 4 marzo 2018
Alleanza delle cooperative Cultura, Turismo e Beni Culturali, Comunicazioneinvita ogni forza politica che partecipa alle elezioni del 4 marzo a condividere la necessità che la nuova legislatura rafforzi l’investimento su cultura e creatività, promuova il valore del lavoro professionale nel settoree investa sulla crescita della partecipazione diretta dei cittadini alla produzione e fruizione culturale come fondamentale elemento di crescita sociale e di democrazia.
Quali sono in sintesi le principali proposte?
a) Sperimentare un diverso rapporto tra intervento pubblico e ruolo delle comunità locali e delle imprese culturali non profit che svolgano riconosciute funzioni di interesse pubblico nella gestione e valorizzazione del Patrimonio Culturale
Il patrimonio culturale, materiale e immateriale, per il nostro Paese non è solo una questione “culturale” ma anche una prospettiva ancora da esplorare in termini di innovazione e creatività, lavoro, welfare ed economia sostenibile.
Ecco perché il patrimonio culturale deve essere partecipato e non monopolizzato: nella cura che deve essere condivisa dalle comunità, nella fruizione che deve essere allargata e partecipata da pubblici e cittadini, nella gestione e valorizzazione che deve essere aperta agli operatori locali, alle imprese culturali, alla creatività. Nessun modello amministrativo esclusivamente pubblico potrà restituire tutti gli impatti potenzialmente generabili a partire dal patrimonio culturale, solo un sistema inclusivo e dinamico ed una welfare community, potranno farne un’occasione di crescita sostenibile e una leva di diritti fondamentali di cittadinanza.
b) Aumentare la quota di Bilancio Pubblico destinato ad investire sulla cultura
Alleanza delle Cooperative è stata tra le prime organizzazioni a sottoscriverel’Appello di Culture Action Europe Italia,rivolto ai candidati di tutti gli schieramenti in corsa per le elezioni politiche del prossimo 4 marzo, con cui si chiede l’impegno adun incremento della quota di bilancio pubblico nazionale dedicata alla Cultura fino al raggiungimento dello 0,6% nel triennio 2018-2020, rispetto all’attuale 0,3%. Il Manifesto CAE chiede inoltre di dare piena attuazione alla Costituzione italiana e all’Articolo 27.1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che recita: “Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici”.
c) Ratificare subito la Convenzione di Faro
In questa direzione è indispensabile che venga ratificatala Convenzione di Faro, tassello fondamentale per il rafforzamento del legame tra partecipazione civica e patrimonio culturale, così come favorire l’accessibilità alle risorse culturali materiali, immateriali e digitali; promuovere interventi e favorire le condizioni per la crescita di competenze, potenzialità professionali e opportunità imprenditoriali; garantire nei Comuni fino ai 10.000 abitanti (l’85% dei Comuni italiani in cui risiedono oltre 18 milioni di persone) almeno un “presidio culturale”.
d) Promuovere un cambio di paradigma: una governance inclusiva dello sviluppo territoriale a base culturale
È però necessario un cambio di paradigma: innanzitutto la governance che deve essere inclusiva rispetto a tutti i soggetti che siano nel contempo portatori di diritti in fase di programmazione, e attori con responsabilità e doveri nella successiva fase di gestione. Idealmente, in una prima fase occorrerebbe – attraverso la concertazione territoriale di progetti sostenibili – mettere a disposizione il patrimonio per la crescita dell’impresa culturale e creativa e successivamente avviarne la gestione attraverso procedure semplificate di affidamento nell’ambito di obiettivi condivisi e piani di servizio sostenibili e con standard trasparenti e concertati. Poi un sistema integrato di condizioni agevolative: finanziarie, di sostegno al lavoro e fiscali necessarie, al fine di contribuire agli investimenti utili alla produzione dei progetti culturali di valorizzazione del patrimonio e, indirettamente, in grado di sostenere la creazione di lavoro culturale di qualità.
Con queste premesse si potrebbe recuperare il ritardo di una valorizzazione, troppo spesso confinata entro le mura dei monumenti,dei musei e delle istituzioni culturali e nonsempre in grado, quindi, di coinvolgere il territorio, produrre economia, contribuire a riqualificare le città e a educare i cittadini lungo tutto l’arco della vita. Solo un sistema siffatto consentirebbe inoltre di cogliere al meglio le opportunità che la normativa attuale sia a livello nazionale che europeo offre (dal Codice del Terzo Settore, alla Legge di bilancio 2017, al prossimo settennato europeo caratterizzato dal pilastro cultura secondo il forte indirizzo presente nelle Conclusioni del Consiglio Europeo per il prossimo quadro finanziario pluriennale).
Quale può essere il contributo specifico della Cooperazione rispetto a questo cambio di paradigma?
La cooperazione Italiana ha inserito la cultura tra le priorità del proprio manifesto “Cambiare l’Italia Cooperando”: una priorità trasversale in grado di alimentare e connotare la qualità dello sviluppo attorno alle cinque parole chiave della proposta cooperativa: lavoro, innovazione, legalità, welfare, sostenibilità.
E’ all’interno di queste proposte elaborate con grande partecipazione dalle cooperative dell’Alleanza che si è inteso evidenziare e promuovere, a fronte di una campagna elettorale poco attenta ai contenuti culturali, il ruolo che la cultura deve e può rivestire per una nuova e diversa fase dello sviluppo sostenibile del Paese.
Si sono cosìindividuate alcune proposte di lavoro prioritarie, sulle quali si intende immediatamente dopo le elezioni promuovere specifici momenti di confronto, nella convinzione che dalla loro condivisione ed attuazione possano derivare opportunità per la crescita del Paese e dei territori regionali
a) Sostenibilità
Su questo punto l’impegno della cooperazione è teso a sviluppare proposte di turismo responsabile e sostenibile con l’obbiettivo di aumentare la conoscenza dei principi e delle pratiche di sostenibilità e responsabilità tra gli operatori e tra i turisti, valorizzando la cultura e i prodotti del territorio.La nuova dimensione strategica della sostenibilità richiede regole e nuovi indicatori condivisi dagli operatori e dai cittadini sui quali le esperienze in essere da parte delle cooperative del settore possono portare indicazioni significative.
b) Legalità
La cooperazione culturale e turistica è da tempo impegnata nei processi di gestione e valorizzazione dei beni confiscati, nella creazione di reti che contribuiscano a creare nuove opportunità di lavoro per tanti giovani che hanno scelto la legalità e che intendano affermare nel lavoro il valore della persona.
Nella cultura, nel turismo, nella comunicazione il sostegno alla produzione indipendente, il contrasto al lavoro nero, l’affermazione dei diritti e il rispetto dei CCNL sono elementi necessari per dare una svolta etica al mercato e recuperare risorse importanti per la fiscalità generale dello Stato.
“Massimo ribasso, minimi diritti”. Si tratta nel contempo di contrastare con nuovi strumenti le gare al massimo ribasso in ogni ambito della cultura, rilanciando nuove logiche di confronto tra pubblico e privato, in grado di riconoscere la funzione di interesse pubblico che le cooperative e altre realtà non profit possono svolgere in chiave professionale nella gestione e valorizzazione del Patrimonio culturale materiale e immateriale. In particolare, le Amministrazione pubbliche possono essere chiamate a realizzare partenariati e collaborazioni o ad adottare strumenti concessori che tengano conto prevalentemente delle finalità sociali dell’affidamento e del fine ultimo di conoscenza del Patrimonio culturale. In particolare il comma 3, dell’art 151 del nuovo Codice degli appalti e delle concessioni contiene una disposizione di grande rilievo che va valorizzata e sperimentata.
c) Innovazione
La cooperazione della cultura, del turismo e della comunicazione opera con forte capacità di innovazione nella considerazione che all’innovazione tecnologica vada sempre accompagnata l’innovazione sociale: processi di innovazione che possono portare a riconoscere con specifiche attenzione ed incentivi da parte dello Stato la manifattura 4.0 dell’immateriale e della conoscenza nella sua capacità di costruire nuovi modelli di business e di produrre una virtuosa contaminazione con altri settori trainanti dell’economia. Ma anche in grado di trovare nuove risposte comuni ai bisogni delle famiglie e delle persone, come delle comunità e delle Istituzioni. Fondamentale, in questa direzione, anche un più stretto rapporto di ricerca e progettuale con le eccellenze delle Università e dei Centri di ricerca di cui il Paese dispone.
La cooperazione richiede che sia questa una nuova stagione di apertura e riconoscimento delle industrie culturali e creative, della produzione culturale e della conoscenza, come fattori su cui individuare specifici strumenti di incentivo pubblico.
La cooperazione richiede inoltre di sostenere una nuova fasedi collaborazione tra pubblico e privato nel settore culturale. Una collaborazione che prenda avvio da un impegno delle pubbliche amministrazioni nella sperimentazione di nuovi modelli di co-progettazione su base territoriale da parte di tutti i soggetti interessati alla valorizzazione del Patrimonio. Una progettazione condivisa a monte dei processi di investimento sui Beni e sul Patrimonio culturale che possa determinare soluzioni di sostenibilità condivise dei progetti, maggiore occupazione e nuove e più ampie sperimentazioni nell’audience development in ogni ambito della cultura.
d) Lavoro
Oltre ad un impegno per contrastare la precarietà e il lavoro nero e organizzare risposte adeguate ai bisogni di tutela e assistenza che i lavoratori della cultura, del turismo e della comunicazione hanno, è intenzione della cooperazione del settore diavviare un confronto intorno alla valorizzazione delle molteplici competenze e delle nuove professioni di chi opera in questi comparti. Una riflessione importante anche rispetto alle forme che il lavoro assume oggi o potrà assumere in futuro in questi ambiti che sia connessaalla assoluta necessità di individuare le tutele contrattuali, assicurative e previdenzialiche esso deve necessariamente avere.
In particolare, poi, la cooperazioneintende continuare nellapromozione cooperativa verso start up innovative nell’ambito delle Industrie culturali e creative e del turismo responsabile con forme di tutoring e incubazione verso queste nuove realtà da parte di imprese cooperative di eccellenza ad essa associate. Si riterrebbe importante che le linee di intervento pubblico in questi ambiti individuassero nuovi strumenti che accompagnino le imprese per periodi adeguati, quindi non solo nei processi di start up, ma anche in quelli di incubazione e consolidamento sui mercati nazionali ed internazionali.
d) Welfare
Sul piano del Welfare Culturale, a fronte della realtà Italiana che vede la presenza di una scarsa fruizione culturale, tra le più basse in Europa, in particolare nella lettura, si propone di avviare e sostenere con strumenti e risorse adeguate un investimento verso nuove azioni che partano dalla cultura intesa come fattore di inclusione sociale, di identità e democrazia.
La cooperazione intende quindi supportare nuovi strumenti imprenditoriali e nuove forme di aggregazione sociale e di partecipazione atutela del pluralismo culturale, dell’informazione, della bibliodiversità e del diritto dei cittadini ad essere protagonisti della vita culturale delle comunità locali nel Paese.
e) Pluralismo dell’informazione
La riforma dell’editoria approvata con la legge 216/198 del 2016 e disciplinata dal decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70, produrrà i propri effetti a partire dal corrente anno.Dal 2010 al 2016 la mancanza di linee di intervento certe, rigorose e coerenti ed una scelta di tagli drastici ed ex post da parte dei Governi delle risorse destinate al settore hanno contribuito a determinare la chiusura di molte imprese editoriali e di quotidiani, locali e nazionali, oltre alla perdita di moti posti di lavoro. La riforma ha sicuramente introdotto strumenti per garantire una ripartenza del settore equilibrata, avendo correttamente affrontato alcuni vulnus del precedente sistema di sostegno pubblico. Si tratta però anche di dare certezze di risorse alle realtà editoriali indipendenti che possano accompagnarne gli indispensabili piani industrialie consentirne una reale tenuta in un mercato in profondo cambiamento e segnato da situazioni di oligopolio e concentrazione. Un dato questo preoccupante per una democrazia che dovrebbe vedere la tutela e la promozione del pluralismo dell’informazione in Italia, così come avviene in gran parte dei Paesi Europei, non lasciate semplicemente alla regolazione del mercato, ma oggetto di un’attenzione costante e di un intervento correttivo dello Stato a tutela del diritto dei cittadini ad un’informazione libera e plurale.
Su tutti i punti fin qui enunciati la cooperazione intende proseguire il proprio lavoro, valorizzando le buone pratiche e le esperienze intersettoriali delle proprie cooperative associate nella ricerca del più ampio consenso con le Istituzioni e con le principali realtà economiche e sociali.
La scelta di queste ore del Cipe di approvare l’addendum al Piano “Cultura e Turismo” a valere sul Fondo per la coesione e lo sviluppo 2014-2020, con 740 milioni di euro per rafforzare l’offerta culturale e potenziare sistemi urbani e promozione turistica rappresenta un segnale positivo per dare alla cultura il necessario valore nello sviluppo dei territori e del Paese.
Alle forze politiche ed ai raggruppamenti che si presentano alle elezioni politiche del 4 marzo l’Alleanza delle Cooperative Cultura, Turismo, Comunicazione richiede un confronto serio e approfondito che potrà avviarsi, auspichiamo, già a partire dalle prossime settimane.