Roma, 21 novembre 2013 – “É un golpe alla giustizia e all’equità sociale del Paese l’emendamento che porterebbe alla ricostituzione della Federconsorzi, regalandole 400 milioni di euro di “ammassi” che verrebbero così sottratti ai suoi creditori e ai produttori agricoli del paese. Suona come uno sfregio imperdonabile nei confronti delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese che annaspano tra sacrifici inenarrabili in una crisi senza fine, mentre si rastrellano anche le monetine per trovare copertura finanziaria alla Legge di Stabilità che é all’esame del Parlamento”.
Così Giuliano Poletti, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, a nome dei copresidenti Maurizio Gardini e Rosario Altieri, commenta quanto annunciato dal senatore D’Alì, relatore della legge di stabilità al Senato, sulla presentazione dell’emendamento con il quale si riporterebbe in vita la Federconsorzi con una “dote” di 400 milioni di euro che la magistratura, sin dal 1991, aveva destinato ai creditori del più grande crac finanziario della storia della Repubblica.
“Bisogna trovare 350 milioni per la seconda rata Imu sui fabbricati agricoli, un provvedimento che interesserebbe tutto il mondo agricolo e centinaia di miglia di imprese agricole, non regalarne 400 a una Federconsorzi ricostituita ad hoc e consegnata a una tecnostruttura controllata da un’unica organizzazione. É inconcepibile. L’emendamento di D’Alì, diverso nella forma, ma uguale nella sostanza, era già stato presentato, ma bocciato, la scorsa settimana”.
“Questo modo di fare politica é molto più deprecabile del classico attacco alla diligenza a cui si assiste a ogni finanziaria, a ogni legge di stabilità. Ne va della legalità, della civiltà e della maturità politica di un Paese, dove i tanti errori del passato, compreso il crac da 4.500 miliardi di lire della Federconsorzi, sembrano non essere serviti come monito. L’emendamento targato D’Alí la farebbe rinascere dalle sue ceneri come l’araba fenice trovando 400 milioni di euro in un Paese in cui le forze dell’ordine hanno problemi a pagare il pieno di benzina, la pressione fiscale supera il 44% e il debito del paese ha sfondato il tetto dei 2.000 miliardi di euro”.
“Noi non ci stiamo. Siamo indignati. Ci appelliamo a chi governa questo paese perché non si ripetano gli errori del passato, perché si metta la parola fine a questo vecchio modo di fare politica che ha portato il paese ad accumulare un debito sul PIL che supera il 130% sul PIL. Chiediamo che la politica dia al paese prospettive di sviluppo e di futuro, non di ciclico ritorno alle pagine peggiori del passato”.