Riforma Terzo Settore «Nuove occasioni di sviluppo per i giovani. Ora vigilare su false imprese»

Cooperative a confronto con il Governo al Palazzo della Cooperazione sul tema “Le imprese sociali per lo sviluppo del Paese: il contributo delle cooperative”. I lavori aperti e coordinati dal copresidente Mauro Lusetti hanno visto gli interventi di Alessandro Lombardi, direttore generale Terzo Settore al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Maurizio Gardini, presidente Alleanza Cooperative e di Maria Elena Boschi sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio.

A seguire la tavola rotonda con Luigi Bobba, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuseppe Guerini, presidente Alleanza Cooperative Sociali e Claudia Fiaschi, portavoce Forum Terzo Settore.

In chiusura gli interventi dei settori da parte di Eleonora Vanni per il Welfare; Giovanna Barni per la Cultura, Mario Sacco per la Sanità e Rossana Zaccaria per l’Abitazione.

«La riforma del Terzo settore rappresenta un passo storico. Una opportunità di sviluppo e di regolamentazione di un comparto fondamentale negli assetti sociali ed economici del paese. Era un mondo – ha detto il presidente Gardini che necessitava di filtri e controlli per i troppi limbi e le aree grigie non monitorate. Ci sono ancora alcuni aspetti che attendono di essere limati attraverso l’attuazione dei decreti attuativi. Evitare che attratti da condizioni di favore e da nuove possibilità di sviluppo, qualcuno si travesta da “imprenditore sociale. Bene la riforma purché possa essere declinata al meglio e senza finte imprese o imprenditori sociali che si infiltrino nel mercato come moneta cattiva che scaccia la buona o peggio come un cavallo di Troia».

«Il tema dei controlli – ha detto Maria Elena Boschi la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio – è una delle questioni fondamentali per evitare distorsioni come quella che voi cooperative subite a causa del fenomeno delle false cooperative. Noi andremo avanti seguendo il metodo di lavoro finora adottato, siamo aperti al dialogo al confronto, nel rispetto dei ruoli, ma siamo convinti che per fare un buon lavoro che porti lontano occorra camminare insieme».

«Da inizio novembre si potranno fare le domande per accedere al Fondo di garanzia da 200 milioni previsto per progetti di economia sociale all’interno della riforma del Terzo settore». Lo ha detto Luigi Bobba sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali ricordando i punti cardine della riforma, dall’ampliamento del campo delle attività all’introduzione del ‘social bonus’ sulla scia dell’art bonus e la spinta al servizio civile che ha l’obiettivo di arrivare a 100.000 giovani». 

Segue la Sintesi della relazione del presidente Gardini

Perché sosteniamo questa Riforma

«La riforma del Terzo settore rappresenta un passo storico. Una opportunità di sviluppo e di regolamentazione di un comparto fondamentale negli assetti sociali ed economici del paese. Era un mondo che necessitava di filtri e controlli per i troppi limbi e le aree grigie non monitorate. La riforma ha, quindi, il grande merito di disciplinare un settore che ha davanti a sé praterie di crescita e di mercato, perché in tutti gli ambiti del welfare c’è grande richiesta di servizi.

Un ringraziamento, dunque, non di rito, ma sincero al governo e agli uffici che sono stati gli artefici di un grande lavoro e di una serie di correttivi fondamentali per la buona riuscita della riforma che ha l’ambizione di coniugare il riordino e lo sviluppo del Terzo settore, con la necessità di rispettare alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento».

Dal welfare nuove opportunità di crescita e di occupazione per i giovani

«Riteniamo che il Paese abbia un grande bisogno di imprese che svolgano una funzione sociale, soddisfacendo i bisogni della comunità, coinvolgendo le persone nei processi economici ed esercitando, senza intenti speculativi, attività di interesse generale. La riforma del Terzo settore può rappresentare, quindi, un passaggio storicamente rilevante anche sotto il profilo delle opportunità di sviluppo.

Le trasformazioni del welfare, il moltiplicarsi dei bisogni, i nuovi problemi di coesione sociale e di territorio, la necessità di far crescere i tassi di occupazione sono sotto gli occhi di tutti. Così le difficoltà di coinvolgimento e inserimento dei giovani, nonostante lo sforzo profuso in questi anni dal Governo.

Non vi è quindi alcun dubbio che la riforma del Terzo settore possa dare una risposta là dove vi è una domanda, una richiesta, un fermento. Nella nostra realtà nazionale è un valore creare le condizioni politiche e normative per rendere effettivo quel potenziale di mobilitazione giovanile e, più in generale, di risorse umane, che sono le materie prime di ogni Paese. Lo sviluppo passa dalla scelta di coinvolgere i giovani, perché possano misurarsi, costruirsi un futuro, vedere un ritorno positivo del loro investimento personale e imprenditoriale».

Dove intervenire per migliorare la riforma

«I prossimi passi sono decisivi per sciogliere alcuni nodi nei provvedimenti attuativi. Tra questi assumono importanza cruciale sia le linee guida ministeriali in tema di coinvolgimento dei lavoratori e degli utenti, sia i decreti attuativi del sistema di vigilanza dell’impresa sociale».

Vigilanza e legalità: no a finte imprese sociali che creano danni e delusioni

«La valutazione dell’impianto complessivo è molto positiva, ma ci sono ancora alcuni aspetti che attendono di essere limati attraverso l’attuazione dei decreti attuativi. Ad esempio vigilare affinché, attratti da condizioni di favore e da nuove possibilità di sviluppo, qualcuno si travesta da “imprenditore sociale”, senza averne le caratteristiche più autentiche.  Dunque, bene la riforma purché possa essere declinata al meglio e senza finte imprese o imprenditori sociali che si infiltrino nel mercato come moneta cattiva che scaccia la buona o peggio come un cavallo di Troia.

È necessario calibrare bene il taglio della revisione relativa alla qualifica di impresa sociale, ci riferiamo a quelle non cooperative, così come vanno monitorati il reale coinvolgimento dei lavoratori, come previsto dalla normativa, e l’utilizzo effettivo dei volontari. Il movimento cooperativo, da questo punto di vista, è molto più avanti perché ha consolidato un’esperienza strutturata degli istituti revisionali».


Alleanza Cooperative Italiane

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