Roma, 28 ottobre 2013 – Il 23 Ottobre l’Alleanza delle Cooperative Italiane ha partecipato ad una audizione presso la V Commissione del Cnel sul documento “Le disuguaglianze sociali nella salute in Italia”.
Il documento, promosso dal Ministero della Salute, è stato commissionato al Gruppo di Lavoro Equità e Salute nella Sanità – Commissione Salute della Conferenza delle Regioni.
Nel corso della consultazione, Giorgio Gemelli ha esposto il parere dell’Alleanza delle Cooperative sul documento, parlando anche del contributo dato dalla cooperazione per il contrasto delle disuguaglianze sociali nella campo della salute.
Concordando con il documento proposto, Gemelli ha evidenziato come la salute sia la risultante delle condizioni socio-economiche, culturali e ambientali generali che determinano le condizioni di vita delle persone. La tutela, cioè la crescita, il mantenimento ed il recupero del patrimonio di salute degli individui e della collettività non è compito solo del Servizio sanitario nazionale, in quanto compete a tutti i decisori delle politiche che determinano la distribuzione delle risorse economiche e sociali. In particolare le disuguaglianze economico-sociali che si traducono in disuguaglianze di salute sono misurabili e i decisori politici titolari del governo strategico del sistema sanitario dovrebbero avvalersi di più, nel momento in cui assumono le decisioni e ne verificano l’impatto, delle tecniche di misurazione del potenziale di salute che si può guadagnare, controllando le disuguaglianze.
L’approccio adottato e gli sviluppi contenuti nel Documento, ha specificato Gemelli, non trascurano alcuna delle “determinanti della salute” e bene evidenziano l’intreccio tra le stesse.
La tutela della salute, elemento essenziale delle attività della cooperazione
La cooperazione, essendo strutturalmente costituita da ampie fasce di popolazione e avendo storicamente rappresentato una forma economica di inclusione sociale e produttiva, ha considerato le condizioni di vita e la tutela della salute come un elemento essenziale nelle proprie attività. Tra i determinanti della salute che influenza si ricordano la condizione occupazionale (quantità e qualità del lavoro), la continuità del reddito e forme di solidarietà a sostegno dei periodi di mancata occupazione, la crescita culturale e professionale dei soci e dei lavoratori cooperativi e delle loro famiglie, l’attenzione alle condizioni ambientali di lavoro e allo sviluppo di produzioni ecocompatibili, la diffusione di una corretta cultura dell’alimentazione e la produzione e distribuzione di prodotti alimentari certificati per la filiera produttiva e che sperimentano su larga scala prodotti biologicamente controllati e, in molti casi, provenienti da produzioni eque e solidali. Lo stretto rapporto con il territorio di appartenenza, sia della cooperativa che dei suoi soci, hanno sviluppato una particolare attenzione ai bisogni sociali sia sui temi dell’abitare (con un impegno importante nel social housing a favore delle fasce più deboli) che su quelli dell’inclusione sociale di soggetti socialmente vulnerabili (diversamente abili, immigrati, minori in ambiente precario, ecc.).
Anche sul piano dell’organizzazione della domanda di salute è presente da oltre un secolo l’esperienza della mutualità che, con appropriate innovazioni, ha sviluppato, oltre alla funzione di contrattazione collettiva delle prestazioni e di riduzione degli effetti delle asimmetrie informative, attività di assistenza sanitaria integrativa che oggi possono costituire un’utile sperimentazione da diffondere per la copertura di prestazioni non universalistiche.
Sul fronte dell’offerta di servizi, da tempo la cooperazione opera nei campi sociosanitari e socioassitenziali e sono in corso forme di integrazione di soggetti e di servizi, in partnership con il sistema sanitario e assistenziale pubblico, al fine di offrire risposte organiche e unitarie ai cittadini. Particolare attenzione, finalizzata alla rimozione delle disuguaglianze di accesso ai servizi, viene posta all’organizzazione di quelli sociosanitari sul territorio e alla domiciliarità delle prestazioni, con l’attivazione di reti professionali e sociali.
L’azione di promozione della salute
Caratteristica dell’organizzazione cooperativa italiana è quella di rappresentare nelle proprie attività e tra le imprese coinvolte una pluralità di settori produttivi. Questa tipicità, pur rappresentando a volte una difficoltà di governance nella mediazione tra interessi economico-sociali differenti, ha costituito nel tempo la possibilità di ibridazione culturale e organizzativa, di scambio di esperienze e di professionalità, di creazione di reti su specifici obiettivi, di messa in campo di strumenti sistemici di supporto alle imprese. Il tema della promozione della salute e della riduzione delle disuguaglianze eventualmente prodotte dai determinanti ha incontrato, nel tempo, differenti livelli di sviluppo e ha dovuto affrontare difficoltà culturali ed economiche. Attraverso sperimentazioni, inizialmente limitate a un settore o a più settori particolarmente sensibili, si è riusciti a sviluppare processi e prodotti/servizi che, successivamente, si sono diffusi ad altri settori cooperativi e non cooperativi e nel territorio. Oggi si evidenziano ostacoli determinati anche da fattori che non sono nella disponibilità di cambiamento della cooperazione. Soltanto uno sviluppo proattivo di partnership e reti tra tutti i soggetti, pubblici e privati, interessati a questi temi possono consentire quelle innovazioni (legislative, amministrative, organizzative, di accesso alle risorse, ecc.) necessarie per un ulteriore passo in avanti.
Le reti cooperative integrano servizi sanitari ed assistenziali
A fine esemplificativo, la cooperazione sta sperimentando reti in campo sociosanitario che tendono a integrare servizi sanitari con servizi assistenziali al fine di offrire attività più efficaci ed efficienti a favore del cittadino. Ciò deriva dalla constatazione della multidimensionalità del bisogno che non può essere soddisfatta da un unico erogatore. Questa integrazione è spesso ostacolata da una gestione a compartimenti stagno tra ambiti differenti, con la separazione delle risorse (sanitarie e assistenziali) e con una modalità differente e non sempre coerente di erogazione monetarie e di servizi. Il tutto determinato da una governance frammentata tra Stato, Regioni, Comuni, Asl, ecc. Si ritiene in questo campo fondamentale sperimentare forme di integrazione forte tra soggetti, servizi e risorse. L’integrazione delle risorse (economiche) dovrebbe anche riuscire a coinvolgere i differenti ambiti di spesa del cittadino: quello pubblico, con le tasse, i tributi e la compartecipazione alla spesa; quello privato, con le forme integrative, mutualistiche ed assicurative, e di spesa diretta. Crediamo che questa sia un’opportunità utile anche a salvaguardare condizioni universalistiche ed eque di accesso ai servizi.
Pur condividendo l’insieme delle proposte formulate dal documento, il sistema cooperativo può contribuire maggiormente ad agevolare le azioni di contrasto alle disuguaglianze di salute attraverso:
· la sperimentazione di forme di medicina di iniziativa e di integrazione di servizi sociosanitari sul territorio nella gestione delle malattie croniche (Chronic Care Model);
· la gestione integrata con gli altri soggetti pubblici e privati (anche mutualistici e assicurativi) dei servizi nel campo della non autosufficienza;
· la promozione di forme di aggregazione cooperativa dei medici di medicina generale e di continuità assistenziale e degli operatori sanitari sul territorio per favorire una partecipazione consapevole e responsabile ai processi di riorganizzazione delle cure;
· l’aggregazione dei cittadini in forme mutualistiche idonee a favorirne l’empowerment, la responsabilizzazione sugli stili di vita e l’autogestione dei processi di prevenzione della malattia e di tutela della salute.